sabato 31 agosto 2013

[Tag] Malattie Letterarie

Buon pomeriggio, miei cari lettori!
Oggi è l'ultimo giorno di agosto, ma dal tempo che c'è qui nella mia città sembra di essere già in autunno; non che l'autunno non mi piaccia, ma se c'è una cosa che proprio non sopporto in questo periodo è il progressivo accorciarsi delle giornate. Non so, mi mette tristezza, oltre che farmi piombare in una sorta di torpore che non mi abbandona quasi per tutto il giorno. Comunque, mi sono ritagliata questo piccolissimo spazio di tempo per partecipare a un tag che io trovo molto carino, ovvero quello sulle Malattie Letterarie. Ovviamente non sono io l'ideatrice di questo tag, personalmente l'ho letto nel blog di Lexie e sono più che felice di parteciparvi! In cosa consiste questo tag? Leggete e lo scoprirete!

1. Diabete - Un libro troppo dolce
 Twilight Saga di Stephenie Meyer
Non me ne vogliano coloro che adorano questa saga, ma per me è davvero da diabete. Sarà che in generale non amo libri particolarmente incentrati sull'amore, ma ho notato proprio un aumento della concentrazione di zuccheri man mano che l'autrice sfornava il libro seguente. Ho adorato Twilight, poi man mano il mio interesse per la serie è scemato: ammetto di averli comprati tutti solo per non lasciare la saga incompleta sulla libreria.

2. Varicella - Un libro che non leggeresti mai più
L'Isola della Paura di Dennis Lehane
Come ho scritto anche nella recensione, non mi ha affatto entusiasmata questo libro e non credo che lo riprenderò in mano; ringrazio solo di averlo preso come ebook, almeno non occupa spazio nella mia (purtroppo) striminzita libreria.

3. Influenza - Un libro che si diffonde come un virus
Il Codice Da Vinci di Dan Brown
Forse è successo solo fra i miei conoscenti, ma dal momento in cui uno ha comprato questo libro, nel giro di pochissimi giorni lo avevano tutti...proprio come l'influenza! Personalmente mi è piaciuto e mi ha fatta avvicinare ai romanzi di Dan Brown: da allora non ne ho perso uno. Certo non è un libro recentissimo, ma nella richiesta non si davano limiti di tempo!

4. Malattia ricorrente - Un libro che rileggi spesso o ogni anno
Hunger Games' Saga di Suzanne Collins
Sono stata molto indecisa su quale libro scegliere, ma alla fine ho optato per la trilogia della Collins: mi ha letteralmente stregata, ho divorato i suoi libri quando li ho avuti fra le mani e puntualmente torno a leggerli nei periodi in cui nessun'altra lettura mi ispira.

5. Insonnia - Un libro che ti ha tenuta sveglia
 Espiazione di Ian McEwan
Mi ero approcciata in maniera poco fiduciosa a questo libro perché mi era stato dato da leggere dalla mia professoressa di italiano del liceo, già mandante di altre letture da brivido. Invece è stata una lettura piacevolissima, uno di quei libri che ti entra dentro già dalla prima pagina e ti obbliga a leggere, leggere, leggere, senza lasciarti il tempo di riposare.

6. Amnesia - Un libro che hai letto, ma di cui hai dimenticato
tutto...o quasi tutto
Il quinto giorno di Frank Schätzing
Ricordo di aver letto questo libro l'estate scorsa mentre ero al mare, ricordo che mi era anche piaciuto, eppure non riesco a ricordarne la maggior parte degli eventi! E questo è stranissimo perché solitamente ricordo tutto dei libri che leggo!

7. Asma - Un libro che ti ha tolto il fiato
 The Walking Dead - Rise of the Governor di R. Kirkman e J. Bonansinga
Ho avuto la possibilità di leggerlo in lingua originale, e forse è questo che l'ha reso così speciale. Ho divorato questo libro, pieno di suspance e con la giusta dose di sangue, cosa anche naturale vista la presenza degli zombi! L'ho letto praticamente tutto d'un fiato qualche mese fa...consigliatissimo se siete appassionati della serie!

8. Ridarella - Un libro che ti ha divertita
Lo Hobbit di J. R. R. Tolkien 
Tolkien è un altro dei miei grandi amori, e Lo Hobbit l'ho preso per ciò che è: una favola. Ammetto che mi ha divertita in più punti, Bilbo e la sua goffagine sono irresistibili per me! Non è di certo un libro convenzionale con cui divertirsi, ma personalmente l'ho adorato anche per questo suo lato ironico.

9. Mal di mare - Un libro che ti ha portato in un altro mondo
Harry Potter's Saga di J. K. Rowling
Quando si parla di un altro mondo come potevo non citare la saga di Harry Potter? Sono cresciuta con questi libri, in un certo senso mi hanno fatto appassionare alla lettura; ricordo che quando li leggevo riuscivo a immergermi in essi al punto tale da credere davvero di essere in un altro mondo, popolato da maghi, streghe e creature magiche. Splendida saga, indimenticabile!

E dunque questo è tutto, scegliere il libro adatto per alcune categorie non è stato affatto semplice, lo ammetto; alcune ho anche pensato di lasciarle vuote ma non ci sarebbe stato gusto! E voi? Quali sono le vostre malattie letterarie? Al prossimo post e buon sabato sera a tutti!

giovedì 29 agosto 2013

What's next...? #1

Salve a tutti!
Con oggi inauguro una nuova rubrica chiamata, appunto, "What's next...?". Di cosa si tratta, vi domanderete voi? Semplicemente si tratta di uno spazio in cui anticipo ciò che leggerò prossimamente, in pratica una sorta di flash forward su ciò che in futuro vi troverete a leggere! Inoltre funziona un po' da promemoria anche per me, perché così riesco a mettere in ordine le idee e rendo le mie letture più ordinate, evitando di farmi prendere dalla smania di cominciare un libro nuovo. Non ho ancora deciso se la rubrica avrà una cadenza settimanale (ogni giovedì) o se comparirà solo di tanto in tanto; inoltre non so se tenerla confinata al mondo dei libri o se magari fare delle anticipazioni anche sui film o telefilm che vedrò in futuro. Senza perdermi ulteriormente in chiacchiere, vi lascio alla presentazione dei prossimi libri che ho intenzione di leggere.

La trama
Non avendo esattamente una trama definita, per questa volta citerò il prologo del libro stesso come trama, perché a mio avviso è ciò che meglio sintetizza l'essenza stessa di questa lettura.
"Queste pagine raccontano una storia verosimile che, tuttavia, non potrebbe mai accadere nella realtà. Raccontano infatti di due personaggi che si incontrano per tre volte, ma ogni volta è l'unica, e la prima, e l'ultima. Lo possono fare perché abitano un Tempo anomalo che inutilmente si cercherebbe nell'esperienza quotidiana. Lo allestiscono le narrazioni, di tanto in tanto, e questo è uno dei loro privilegi"
La trama
"Acabar", in spagnolo, significa finire. E in sardo "accabadora" è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un'assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. È lei l'ultima madre. Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge». E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia la morte.


La trama
Daniel è un ragazzo di sedici anni. Nel suo paese ogni estate si tiene un evento speciale, la Festa delle Fiamme. Nove ragazzi prescelti, che indossano ciascuno un costume diverso, si sfidano nel superare prove e ostacoli di ogni genere. Uno solo è il vincitore, acclamato e osannato da tutti. Daniel è uno dei prescelti. Dopo una lunga preparazione, il giovane vince: è lui l'eroe della Festa delle Fiamme. La vita però sa riservare sorprese e imprevisti. E così, proprio la notte della vittoria, Daniel muore. Forse ucciso, forse no. Catapultato in un mondo nuovo, l'Oltretomba, e guidato da tre Maestri, Daniel cercherà di ricostruire il mistero della sua morte. Nel frattempo, una bambina dal nome armonioso, Cybele, lo accompagnerà alla scoperta di uno dei viaggi più entusiasmanti che si possono fare. Da vivi o da morti. Il viaggio alla scoperta dell'amicizia.

Bene, come vedete si tratta di tre letture tutte tricolori e ammetto che per me sarà una vera e propria sfida, non essendo ancora riuscita a trovare scrittori italiani che abbiano fatto appassionare alla letteratura nostrana. So che è una mia pecca ma nutro la speranza di trovare il libro che me ne farà innamorare, prima o poi. Per adesso non posso ancora esprimere giudizi su queste letture, ma una parte di me non vede l'ora di iniziarle perché sono nella mia libreria da un po' di mesi!!!
Nulla, spero che questo sneak peek sulle mie future letture vi sia piaciuto e al prossimo post!

martedì 27 agosto 2013

[Film] After Earth


Ogni volta che mi riprometto di aggiornare il blog con regolarità accade qualcosa che me lo impedisce, ad esempio non mi viene nulla da scrivere, o la linea inizia a fare i capricci, o ancora spuntano altri impegni. Ieri è stata la giornata della mancanza di creatività: ogni volta che tentavo di aprire un nuovo post, improvvisamente non mi veniva nulla con cui riempirlo. Oggi ci riproviamo! Il film di cui voglio parlarvi è "After Earth", pellicola del 2013 diretta da M. Night Shyamalan e uscita nelle sale italiane il 6 giugno dello stesso anno. Avendo io un debole per i film di fantascienza con elementi apocalittici o post-apocalittici ed essendo rimasta affascinata dal trailer, non ho resistito e mi sono precipitata al cinema pochi giorni dopo la sua uscita nelle sale. Subito dopo lo spettacolo ero tornata a casa con l'intenzione di comporre una recensione sulla pellicola ma anche all'epoca mi mancavano le parole, poi fra un impegno e l'altro questa recensione è passata in secondo piano e solo oggi l'ho ripresa in mano. Quindi, senza ulteriori indugi: parliamone! 

La trama: la Terra come la conosciamo non esiste più, devastata dai cataclismi, e l'umanità si è ormai stabilita su Nova Prime. Cypher Raige (Will Smith), il primo ad essere stato in grado di controllare la paura per rendersi invisibile agli Ursas, torna a casa dopo una lunga missione, riunendosi alla sua famiglia; nel mentre suo figlio Kitai (Jaden Smith) viene respinto per l'ennesima volta dal corso per diventare un Ranger. Per cercare di riallacciare il loro rapporto, Cypher accetta di imbarcarsi con suo figlio su una navicella spaziale affinché egli lo segua nella sua ultima missione prima del pensionamento; durante il viaggio, però, la navicella viene colpita da una pioggia di meteoriti e, danneggiata, precipita sulla Terra. Solo Kitai e suo padre sopravvivono all'atterraggio, seppur Cypher sia gravemente ferito e la strumentazione danneggiata. Il giovane Kitai dovrà quindi attraversare un territorio sconosciuto e pericoloso per tentare di recuperare il segnalatore rimasto sulla coda della navicella spaziale.

Commenti vari&eventuali: per la prima volta non so davvero da dove iniziare per recensire questo film. Non c'entra il fatto di averlo visto mesi fa, ho una buona memoria e soprattutto se qualcosa mi impressiona, positivamente o negativamente, me ne ricordo a lungo; il fatto è che invece questo film non mi ha impressionata in nessuno dei due modi. La trama è bella, seppur piuttosto banale, e potrebbe rappresentare l'equivalente di un romanzo di formazione se non fosse che la maturazione dell'eroe avviene fin troppo in fretta e fin troppo all'improvviso; belli gli scenari terrestri in cui la storia si svolge, piuttosto impressionanti se si pensa che buona parte di essi sono luoghi realmente esistenti, e belli anche gli effetti speciali della pellicola. Gli Ursas sono resi molto bene, in particolar modo la loro cecità, ma ammetto di non aver apprezzato molto il fatto di diventare invisibili riuscendo a controllare completamente la paura: mi sembra un espediente per fare sembrare i protagonisti più fighi e per giustificare il fatto che un semplice essere umano possa sconfiggere dei bestioni sadici e famelici. Nota dolente: il cast. Will Smith è un ottimo attore, mi piace molto il suo modo di recitare, ma va ammesso che non gli riesce troppo bene la parte di quello completamente privo di emozioni; sarà che io, anche a distanza di anni, continuo a vederlo come Willy, il principe di Bel-Air, ma un intero film con lui privo di emozioni mi ha turbata e non poco. E attenzione, con questo non intendo dire che non mi piace vederlo in ruoli seri, anzi! Intendo proprio dire che in questo film il suo personaggio è completamente atarassico, e sinceramente non ce lo vedo. Tutt'altra storia per suo figlio Jaden: lui, che non dovrebbe essere privo di emozioni, non riesce ad atteggiare il volto in un'espressione che sia una! No no no, non mi piace. Certo, carino il fatto che padre e figlio recitino la parte di padre e figlio, però non mi ha convinta il modo in cui ha recitato la parte di Kitai. Altra nota dolente: la lentezza del film. Dal trailer credevo che sarebbe stato un film piuttosto adrenalinico, o che comunque mi avrebbe sorpresa più e più volte, invece il ritmo del film è piuttosto lento, o almeno così mi è sembrato, tanto che quando sono uscita dal cinema credevo fossero passate almeno tre ore dal mio ingresso! Il finale è piuttosto scontato, nulla di emozionante a mio avviso.

Note: il film ha una durata di 100 minuti, anche se come ho già detto prima nel guardarlo mi è sembrato notevolmente più lungo. Sinceramente non ho molto altro da aggiungere su questo film, che non mi ha assolutamente entusiasmata, se non fosse per gli splendidi scenari naturali in cui è girato. Senza dilungarmi ulteriormente, vi lascio qui sotto il trailer, nel caso in cui qualcuno fosse interessato al film, e il tazzometro. Al prossimo post!

venerdì 23 agosto 2013

[Libri] L'isola della paura


La prima recensione su un nuovo spazio è sempre un evento emozionante, almeno per me; in un certo senso è come se mi ritrovassi a scrivere per la prima volta, portandomi dietro le incertezze di sempre: sarò in grado? Scriverò bene? Le solite, piccole paranoie che credo siano comuni a tutti coloro che si accingono a fare una cosa a cui tengono particolarmente. Sarà il libro che ho appena finito di leggere che mi ha fatto diventare più paranoica di quanto fossi? Chissà. Comunque, eccomi qui, pronta a recensire "L'isola della paura", un romanzo del 2003 scritto da Dennis Lehane. Senza ulteriori indugi...parliamone!

La trama: ci troviamo nel 1954. L'agente federale Edward "Teddy" Daniels viene chiamato ad indagare sulla scomparsa di Rachel Solando, una delle pazienti internate nell'istituto psichiatrico di Ashecliffe, installato a Shutter Island, un isolotto al largo di Boston; sullo stesso caso lavora anche l'agente Chuck Aule. Le circostanze in cui la paziente è scomparsa risultano fin da subito misteriose, e il personale del posto non sembra intenzionato a collaborare con i due agenti; nel frattempo un uragano si scatena su Shutter Island, interrompendo i collegamenti con la costa e segregando i due agenti in un luogo ostile e sempre più misterioso. Molte sono gli interrogativi che li assalgono: come ha fatto Rachel a scappare da quel posto? Dov'è ora? Ma soprattutto: cosa nasconde Ashecliffe? E perché Teddy sembra così interessato a scoprirne ogni aspetto più oscuro?

Commenti vari&eventuali: inizio dicendo che prima di leggere il libro (molto prima), ho visto il film, ed è stato amore a prima vista con quella pellicola. Inquietante, spettrale, con un fantastico Leonardo DiCaprio come protagonista e un cast di tutto rispetto; dal momento in cui vidi il film, decisi che avrei dovuto leggere il libro ad ogni costo, perché ero curiosa di incunearmi in maniera più approfondita in Ashecliffe e nei suoi occupanti, pazienti, inservienti e medici che fossero. Finalmente, circa un mesetto fa, ho avuto modo di mettere le mani sull'ebook di questo romanzo, ma sono riuscita a leggerlo solo da un paio di settimane a questa parte. Lo ammetto: sono rimasta delusa dalla lettura. Non che il libro sia brutto, o scritto male, è un romanzo godibile, particolare nel suo genere, eppure non mi ha dato nulla; leggendolo è stato come leggere il copione del film, né più né meno, con le battute di ciascun attore accanto alla situazione genericamente descritta. Probabilmente la mia delusione è dovuta al fatto che ho atteso e immaginato questo libro fin troppo, eppure l'ho trovato superficiale; speravo in qualche accenno alle vicende dei personaggi secondari, dei medici magari, o di qualche paziente: speranza vana. Gli accenni c'erano, è vero, ma non erano come me li ero aspettati. Ripeto: probabilmente il problema di fondo è aver idealizzato il contenuto del libro, ma la sua lettura mi è scorsa addosso senza lasciarmi nulla di più di quanto non mi avesse già lasciato il film. Lo stile comunque è scorrevole, questo è un romanzo che si legge piacevolmente e per gli appassionati del genere thriller psicologico può essere una buona lettura, anche se non la migliore. Sono giunta alla conclusione, comunque, che l'aspetto vacuo del libro sia una cosa voluta, perché in un certo senso noi siamo Teddy, noi vediamo e sentiamo tutto tramite lui, anche se il racconto non è in prima persona; se dunque l'autore ha volutamente scelto questo metodo narrativo, tanto di cappello. Resta però il fatto che personalmente avrei preferito leggere qualche approfondimento in più sui pazienti e sulle loro storie: lo ammetto, probabilmente è un atteggiamento un po' maniacale, ma sono fatta così, adoro scoprire il background di ogni personaggio. 
Tutto cambia, comunque, quando ci spostiamo a parlare degli ultimi quattro capitoli del romanzo. Cambia il ritmo, cambia il tono, o semplicemente ci sono finalmente quelle nozioni che aspettavo da tutto il libro: quattro capitoli mi hanno fatta emozionare più del resto del libro. Non sto esagerando se dico che i capitoli finali valgono la lettura di tutto il libro, ma per correttezza (chissà che non ci sia qualcuno che ancora deve leggere questo romanzo) non dico altro sulla conclusione del romanzo, se non che mi ha letteralmente messo i brividi, oltre a lasciarmi un senso di amarezza.

Note: la recensione è stata scritta a caldo, ho finito di leggere il libro circa un'oretta fa e mi sono subito precipitata a recensirlo. So che ad alcuni potrebbe non piacere come metodo ma io sono una da prime impressioni: se un libro mi piace, lo fa dopo un'ora che l'ho finito ma anche dopo un mese. Stessa cosa nel caso in cui il libro non mi piaccia. In conclusione, quindi, consiglierei questo romanzo? Ni. Lo consiglierei solamente per i quattro capitoli finali che meritano, a mio avviso, più dell'intero romanzo; se avete visto il film e come me vi aspettate quel qualcosa in più che solitamente un libro sa dare, non so cosa consigliarvi. Personalmente non ho trovato in questa lettura ciò che cercavo, purtroppo. Probabilmente, più in là, proverò qualche altro libro di questo autore, per vedere se è il suo stile a non intrigarmi o se magari sono stata sfortunata con questo libro.
Dato che ormai il mio blog ha anche un titolo e un tema, ho deciso di rendere graficamente il mio gradimento di un libro, così se qualcuno non ha voglia di leggersi le mie chiacchiere possa trovare subito espresso il mio giudizio a fine post; inauguriamo quindi il tazzometro!

mercoledì 21 agosto 2013

Un nuovo inizio

Benvenuti!
Dopo giorni di lavori in corso finalmente mi sento pronta per presentare ufficialmente questo mio piccolo angolo personale in cui desidero condividere le mie opinioni su ciò che leggo e ciò che guardo, ma non solo. Andiamo con ordine. Innanzitutto io mi chiamo Nicole e sono una studentessa universitaria che da sempre sfrutta il proprio tempo libero immergendosi nella lettura; adoro leggere, praticamente leggo qualsiasi cosa mi capiti per casa, e credo di aver fatto spendere ai miei parenti più soldi in libreria, per i regali, che in negozi di vestiti. Nel tempo libero mi diletto anche a scrivere racconti, cosa che di certo non fa di me una scrittrice: sono davvero alle prime armi, e solo da qualche mese ho trovato il coraggio di iniziare a pubblicare qualche mio racconto.
Trovare il titolo per questo blog è stata una vera e propria impresa: in generale ho sempre avuto problemi con i titoli, un po' come con le prime frasi dei temi scolastici. Alla fine ho pensato di utilizzare il famoso tea e biscotti come ispirazione, e quindi eccomi qui: tea e recensioni! Sono un'amante del tea in qualsiasi sua forma e aroma, che sia freddo, per combattere la calura estiva, o caldo, per rendere più confortevoli i giorni invernali. Ritengo che non ci sia nulla di più rilassante di una tazza di tea durante lo studio, mi aiuta a concentrarmi di più su ciò che sto facendo! E poi veniamo all'altra parte del titolo: recensioni. Ero molto scettica sul chiamarle davvero così, perché in effetti le mie sono delle semplici chiacchiere; ecco, per la precisione, vedo questo luogo virtuale come una tea room letteraria, in cui scambiare pareri e consigli con persone che hanno le mie stesse passioni. E quali sono queste passioni? I libri (come credo si sia capito), i film e i telefilm. Queste tre cose riescono sempre a raddrizzare un pomeriggio storto, o a volte un'intera giornata smorta.
Beh credo di essermi dilungata fin troppo nella presentazione e, al tempo stesso, non ho detto poi molto: perdonatemi, ma non sono mai stata brava con le presentazioni! I lavori sul blog sono ancora in corso, devo sicuramente sistemare altri dettagli, più o meno grandi, ma spero che la permanenza in questo mio angolo di web possa essere piacevole. Concludo dicendo che cercherò di dare una certa regolarità alle recensioni, ma potrà succedere che non sempre sia così, per il semplice fatto che potrebbero sorgere impegni improvvisi che mi costringono a ritardare qualche uscita (fa così professionale questo termine...decisamente poco adatto a questo blog!). Detto questo, auguro ai miei lettori una buona permanenza e una buona lettura!

venerdì 9 agosto 2013

[Telefilm] Generation Kill


Approfitto dell'arietta che oggi soffia nella mia città per dedicarmi alla stesura di una nuova recensione, anche se chiamarla recensione mi sembra piuttosto eccessivo; quelle con cui io imbratto le pagine virtuali di questo blog sono semplici chiacchiere, discorsi che potrei fare tranquillamente con un amico o un'amica davanti a un gelato, o un bicchiere di the freddo. Un mio amico, davanti alla mia indecisione sul rendere le recensioni magari un po' più professionali, mi ha gentilmente ricordato che dopotutto non sono una critica. Tuttavia io non sono ancora così convinta del mio stile, ma dopotutto sono solo agli inizi di questo blog; se avete consigli (sullo stile, su cosa recensire, su un po' tutto) e critiche costruttive, lasciate pure un commento e sarò felice di capire come poter migliorare :) Detto questo, passiamo alla recensione di oggi. Il telefilm di cui oggi desidero parlarvi è "Generation kill", una miniserie statunitense tratta dall'omonimo libro di Ewan Wright. Inizialmente titubante su questo titolo (suggeritomi dalla stessa persona che mi ha suggerito "The Following"), mi è bastato guardare il primo episodio per capire che sarebbe stata una fra le mie serie preferite; quindi, come sempre, parliamone!

La trama: ci troviamo al seguito della compagnia Bravo del 1st Reconnaissance Battalion (il Primo Battaglione da Ricognizione) dei Marines americani. Alla compagnia viene assegnato un giornalista del Rolling Stone, Ewan Wright, incaricato dalla propria testata giornalistica di stendere un resoconto sull'operazione in corso; fra attrezzature non adeguate, obiettivi puntualmente modificati all'ultima ora e interminabili attese sotto il sole, il giornalista imparerà a farsi accettare dai ragazzi della compagnia Bravo, scoprendo che dietro quell'uniforme si nascondono spesso delle persone più profonde di quanto possa sembrave. Fa da sfondo a queste vicende un Iraq distrutto dalla guerra, gli esodi della popolazione e la diffidenza di un popolo che, più che liberato, si sente invaso.

Commenti vari&eventuali: la prima cosa che mi ha colpito di questa serie tv è il suo realismo. I dialoghi dei vari personaggi, così semplici e immediati, sembrano tipici di un documentario piuttosto che di una serie tv; ottima anche la scelta di includere nel cast dei veri Marines (uno fra tutti, Rudy Reyes), che contribuisce ad aumentare il livello di realismo del telefilm. La sensazione che si ha guardando questa serie è quella di una completa immersione nelle vicende che essa narra: ad un certo punto ci si sente parte della compagnia Bravo, parte del cameratismo che vi regna. Seppur i personaggi sembrino incarnare lo stereotipo del Marine tutto muscoli e poco cervello, la psicologia di ciascuno esce fuori quando uno meno se lo aspetta e all'improvviso lo spettatore si ritrova davanti non più un ammasso di muscoli ma un ragazzo invischiato in una situazione più grande di lui. Ne è un esempio il personaggio di Trombley: all'inizio della serie sembra semplicemente un fanatico della guerra, un ragazzo a cui è stato fatto il lavaggio del cervello per inculcargli un patriottismo estremista, poi ci si rende conto che dentro quella guerra lo sta letteralmente uccidendo. E come dimenticare Capitan America? L'emblema di una mente fragile che cede agli orrori della guerra e si lascia completamente trascinare dalla paranoia. Ho apprezzato che nessun personaggio della compagnia venga fatto morire, seppur ammetto di non sapere se sia stata una scelta della serie o se rispecchi realmente gli eventi accaduti. Particolare (e molto apprezzata) l'idea di inserire le comunicazioni originali della compagnia in ogni episodio, così come quella di non creare una colonna sonora, lasciando che siano i personaggi stessi a far della musica, cantando o stroppiando canzoni nel corso delle puntate. In conclusione ho molto apprezzato questa serie tv per il realismo con cui presenta l'invasione dell'Iraq da parte degli Americani: qui la guerra viene presentata con i suoi aspetti più crudi, non solo con immagini shock (emblematico il corpo della bambina al lato della strada) ma anche e soprattutto con l'introspezione dei personaggi, spesso guidata dal giornalista Ewan Wright che a mio avviso incarna il Grillo Parlante della situazione. Non credo che la serie sia propagandistica per la guerra, anzi a mio avviso è una critica velata per ciò che è successo e che sta ancora succedendo.Come dice la famosa frase di Arthur Chamberlain «In guerra non ci sono vincitori, ma tutti perdenti, qualunque parte possa vantarsi di aver vinto». E una fra le ultime scene dell'ultima puntata della serie sembra incarnare alla perfezione questa massima.

Note: la miniserie è formata da un'unica stagione composta da 7 episodi della durata di circa 60 minuti ciascuno. In Italia è andata in onda per la prima volta dal 14 giugno del 2009 sul canale Steel di Mediaset Premium (ma sì, se ve lo state chiedendo io l'ho vista solo recentemente, circa qualche mesetto fa) mentre in America è stata trasmessa sulla rete HBO dal 13 luglio del 2008. Nel 2009 ha vinto 3 Emmy Award: migliori effetti speciali per una miniserie o film tv, miglior sonoro per una miniserie o film tv e miglior montaggio sonoro per una miniserie o film tv.

lunedì 5 agosto 2013

[Film] World War Z



Dal momento che ho parlato del romanzo e ho citato questo titolo nelle note del post precedente, mi sembra corretto fare quattro chiacchiere riguardo questo film. Di chi parliamo? Di "World War Z" naturalmente, il film tratto dall'omonimo romanzo, diretto da Marc Forster e uscito nelle sale italiane il 27 giugno 2013. Già dal trailer avevo deciso che sarei dovuta andare a vedere questo film, non tanto per l'attore protagonista quanto per la maestosità di alcune scene (gli zombi che si accalcano sul muro...spettacolare), quindi pochi giorni dopo la sua uscita nelle sale italiane io e il mio povero amico di turno eravamo già in fila per vedere la pellicola. Come sempre...parliamone!

La trama: Gerry Lane (Brad Pitt), un ex-funzionario delle Nazioni Unite, sua moglie Karin (Mireille Enos) e le loro due figlie si trovano a bordo della loro auto, bloccati nel traffico di Philadelphia, quando la città subisce l'assalto di un'orda di zombie. Riuscita a fuggire alla città ormai completamente nel caos, la famiglia Lane viene ospitata a bordo di una nave federale a patto che Gerry faccia parte della squadra in partenza al seguito di un giovane dottore, il virologo Fassbach, avente la duplice missione di trovare il paziente zero e al tempo stesso scovare un rimedio che possa fermare questa piaga mondiale. Volendo tenere la famiglia in un posto sicuro, Gerry accetta e parte per questa missione che lo porterà ad esplorare un mondo devastato dalle orde di zombi che sembrano imbattibili. Sarà davvero così? Il mondo sarà davvero spacciato?

Commenti vari&eventuali: già solo leggendo queste quattro righe di trama che ho buttato giù ci si può facilmente rendere conto di quanto il film differisca dal romanzo da cui dice di essere tratto. Innanzitutto ha un protagonista, Gerry, interpretato da un Brad Pitt dal capello sempre perfetto nonostante l'apocalisse zombi, in cui solitamente acqua e sapone scarseggiano; al di là dello stereotipo del protagonista bello e perfetto, che risolve tutta la situazione pur non avendo grandi conoscenze mediche o altro, la vera domanda che guardando il film chiunque dovrebbe porsi è la seguente. Perché, in nome di tutto ciò che è buono sulla Terra, qualsiasi posto visitato da Brad Pitt finisce male? Una volta è un caso, due volte una fatalità, alla terza volta che succede ci si inizia a porre qualche domanda. Ci sono posti che resistono da quando l'apocalisse è iniziata, in cui si sono limitati i danni, posti sicuri! Arriva lui, e la cosa migliore che può succedere è che la popolazione venga decimata dagli zombi. Per non parlare della squadra con cui parte! Capisco che questo sia un film apocalittico, ma la faccenda ha dell'incredibile! Tornando seri, credo che il miglior modo di valutare questo film sia far finta che sia un'opera originale e che non abbia nulla a che vedere con il romanzo: preso così, il film è piuttosto godibile, al di là dei cliché in cui spesso cade. Ha una trama lineare, anche se a tratti scontata a mio avviso, ma affronta gli zombi nella maniera che piace a me: con tanto pathos ma poche scene splatter (se siete amanti del sangue che schizza ovunque, non fa completamente per voi questo film). La soluzione suggerita dal film, tuttavia, non mi ha entusiasmata e mi è sembrata un po' troppo un deus ex machina, un modo per concludere il film senza fornire altre spiegazioni. Belli gli effetti speciali e bella anche l'idea degli zombi che corrono e non si limitano a trascinarsi lentamente in giro per il mondo. E poi sul finale, ecco la sorpresa: Pierfrancesco Favino! Fenomenale, e non ho nulla da aggiungere su di lui, anche se potevano evitare di fargli fare la classica parte di quello che fa casino...

Note: la durata del film è di 116 minuti, che alla fine scorrono anche piuttosto piacevolmente visti i rapidi cambi di scenario e le scene d'azione che si susseguono. Come ho già detto, questo film va preso a sé, come se non fosse tratto dal romanzo di Max Brooks, seppur credo abbia contribuito a rendere noto il romanzo stesso: io per prima ho letto il libro solo dopo aver guardato il film, senza sapere che i due differivano così tanto fra loro. So che il film veniva proiettato sia in 3D che in versione normale; io l'ho visto in versione normale, e a mio avviso non serviva un 3D, forse poteva dare una profondità maggiore alla scena ma sono una fan del 3D spettacolare, di quello con le cose che sembra ti vengano in faccia, e questo film secondo me non offriva scene del genere. Anche se ormai il film dovrebbe essere uscito dalle sale, metto il trailer, nel caso in cui qualcuno non lo avesse visto.